GLI STATI GENERALI FUORI DAL PALAZZO
In risposta all’annuncio degli Stati Generali dell’economia , indetti dal Governo a Villa Algardi, la residenza di rappresentanza della Presidenza del Consiglio situata all’interno di Villa Pamphilj, un centinaio di persone si sono ritrovate nel piazzale Largo 3 Giugno1849 , antistante uno dei principali ingressi del parco. La manifestazione era stata decisa qualche giorno prima da diverse realtà politiche e sindacali .
di Luisa Stendardi
“Siamo riusciti a evitare di diventare invisibili”. Paolo Leonardi, dell’USB (Unione Sindacale di Base) , racconta che non è stato facile organizzare questa manifestazione. “Ci volevano relegare in una piazza a due chilometri da qui, lontani dal palazzo dove oggi si sta celebrando quest’evento , per nasconderci alla vista della stampa”. A pochi metri di distanza infatti, sulla via Aurelia antica , le macchine di servizio dei molti importanti personaggi , invitati agli Stati generali varcano la soglia del Casino del buon Respiro, storica residenza che ha assistito a tanti memorabili eventi, tra cui l’indimenticabile tenda beduina che fu montata in occasione della visita di Muammar Gheddafi nel 2009, durante il governo Berlusconi.
Sono molte le sigle che si ritrovano oggi a manifestare contro la visione politica degli stati generali , voluti dal governo Conte , a qualche giorno di distanza dal ricevimento del piano per la ripartenza post Covid 19 , preparato dalla task force del manager Vittorio Colao. Tra queste ,due organizzazioni giovanili : OSA (Opposizione studentesca alternativa) che raggruppa gli sudenti medi e “Noi restiamo” , che vuole rappresentare gli studenti universitari che non intendono essere costretti a lasciare il paese per trovare lavoro.
Sono molto disciplinati: a distanza ragionevole e,con la mascherina. “Questa giornata è l’inizio di una protesta permanente”, promettono. Si sentono esclusi dai palazzi della politica e non credono che il piano Conte possa rappresentare qualcosa di diverso da quanto previsto dal piano Colao,che, a loro giudizio, non si discosta dai principi liberisti che hanno dominato la scena dell’economia negli ultimi trent’anni . Sentono di aver subito gli effetti perversi della precarietà del lavoro che si estende alla precarietà dell’esistenza .
Sono presenti anche i lavoratori dell’ILVA di Taranto , che denunciano lo stallo delle trattative tra il Governo e la multinazionale dell’Acciao Mittal. Interviene sotto il piccolo camioncino che funge da palco , un rappresentante sindacale che ritiene indispensabile la nazionalizzazione dell’impresa per superare la drammatica alternativa tra il mantenimento del posto di lavoro e il diritto alla salute : ” Noi a Taranto il Covid ce l’abbiamo da 60 anni e si chiama tumore” .
Da tutti gli interventi emerge la consapevolezza che in autunno si giocherà una partita decisiva per il paese che metterà in luce l’inadeguatezza delle misure governative rispetto alla profondità della crisi che colpisce il mondo del lavoro. Secondo gli organizzatori di questa manifestazione tutti i settori sono in agitazione : sanità,scuola,agricoltura,industria del turismo si mobiliteranno nei prossimi giorni e mesi per chiedere al Governo un vero piano di rinascita e ripartenza che non può essere quello degli Stati generali dell’Economia, molto vicino ai bisogni delle imprese e poco ai problemi dei lavoratori e dei disoccupati. Verso mezzogiorno finiscono gli interventi e la manifestazione si scioglie coll’idea di costruire un autunno molto caldo e denso di lotte. Lasciando nell’aria l’impressione di un qualcosa di politicamente retrò, difficile da dissipare.