Monteverde, fotografia (in movimento) della vita quotidiana di un quartiere
Raffaella Leone La foto del titolo è di Antonio Totaro
Antonio Totaro é il regista del docufilm MONTEVERDE, vita di un quartiere ed è uomo di pochissime parole. Alla presentazione dell’opera ,in un gremitissimo Teatro Vascello, dice l’indispensabile dell’impresa a cui ha dedicato quasi due anni di lavoro e in privato confessa: ‘sono contento perché ha coinvolto tutte le persone di Monteverde, é stata molto partecipata e anche divertente, perché nelle interviste poi tiri fuori anche qualcosa di personale, anche i racconti personali, c’è anche da commuoversi, insomma una bella cosa’.
Il docufilm, dice bene il titolo, é una fotografia in movimento di Monteverde vecchio nei luoghi in cui scorre la vita quotidiana. Ci sono sì le immagini più iconiche, l’Arco dei Quattro Venti, il Teatro dei burattini al Gianicolo, il Garibaldi all’epoca delle riprese ancora ‘fasciato’ per lavori in corso alla statua azzoppata da un fulmine, la Casetta Garibaldina, e ancora, il Teatro di Porta Portese e il Teatro Verde, insomma i luoghi dove si è depositata e dove continua a vivere la cultura- ma si potrebbe dire l’anima – del quartiere. Ma ci sono anche le strade, le case Ater di via di donna Olimpia, gli slarghi (recente la dedica a Pier Paolo Pasolini dello slargo prospiciente la scuola Giorgio Franceschi dei Ragazzi di vita,) i mercati su strada, le botteghe artigiane e i grandi negozi, il cinema parrocchiale che non c’è più ma resta nei ricordi di chi ci passava i pomeriggi ‘allora si poteva entrare a qualsiasi ora, le mamme la sera venivano a cercarci in sala’.
Musica, molta musica, una colonna sonora che dà corpo alle immagini e approfondisce il racconto con il sound delle tante band più o meno conosciute di Monteverde , e soprattutto con i racconti e le esibizioni della Scuola Popolare di musica di Donna Olimpia e il Coro Gospel della John Cabot University, che accoglie dai principianti ai più esperti. E i racconti degli ‘attori’ che hanno partecipato alle riprese, come Roberto Cavallini , monteverdino dalla nascita che testimonia che è stata ‘un’esperienza molto interessante e divertente, alcune cose le ho fatte conoscere io al regista, altre me le ha fatte conoscere lui a me.’ O come Raffaele Pezzulli , la voce narrante di alcuni brani del docufilm:’ all’inizio doveva essere un piccolo documentario sul quartiere, man mano che la partecipazione della gente aumentava si è trasformato in un lavoro che ha coinvolto tante realtà del quartiere.”E’ stata una bella chiacchierata più che un’intervista tradizionale, una bella esperienza anche perché con me c’era anche mia figlia, che sarà la prossima generazione, quindi ci tenevo in modo particolare’, dice Laura Ottaviani, la titolare della cartografica Visceglia, noi siamo qui dalm1958, attraverso le nostre carte geografiche abbiamo potuto verificare anche i cambiamenti del quartiere’.
C’è nel docufilm di Totaro un forte filone di impegno, testimoniato dai ‘nasi rossi’ da clown indossati da quasi tutti i presenti all’evento: sono i nasi rossi delle dottoresse e dei dottori dell’associazione Comici Camici che nel reparto pediatrico dell’ospedale San Camillo portano ‘gioia e speranza, perchè i bambini in ospedale non ci dovrebbero stare ma siccome ci stanno è molto importante che ci stiamo anche noi’. All’associazione andranno i proventi della vendita del dvd del docufilm.
Il filo rosso che avvolge gli spezzoni di vita quotidiana a Monteverde vecchio è un senso della comunità che si ritrova e si riconosce in una cultura comune, nota l’assessora Gioia Farnocchia ‘il nostro essere comunità passa anche attraverso la cultura e occasioni come questa che ci permettono di stare insieme , di conoscerci ma anche di ritrovarci’. Per il presidente del Municipio Elio Tomassetti ‘le persone che danno linfa ai processi culturali di cui Monteverde è piena creano la grandezza di questo territorio, come di altri’.
Nelle insolite vesti di presentatore/intrattenitore Maurizio Marrale, presidente di Quattro Venti Comitato di quartiere ha fatto un pò da mattatore, scherzando sul passaporto concesso per l’occasione a Tomassetti perché ‘lui viene da Bravetta’ e annunciando un testo scritto di 45 minuti che- ha promesso- invierà via mail. Di grande impatto la performance di Marco Luca Vulcano e Anna Antonini, dell’Accademia Romana d’Armi per la scherma Francesco Lodà.